Ignavia, la via del non vivere!

 Oggi vi scriverò degli ignavi! Chi sono gli ignavi? Dante nel suo linguaggio definisce  questi peccatori  coloro che durante la loro vita non hanno mai agito né nel bene né nel male, senza mai osare avere un'idea propria, ma limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del più forte. Tra essi sono inseriti anche gli angeli che non si schierarono nella battaglia che Lucifero perse contro Dio.

Infatti Dante li inserisce qui perché li reputa indegni di meritare sia le gioie del Paradiso, sia le pene dell'Inferno, a causa proprio del loro non essersi schierati né a favore del bene, né a favore del male. Sono costretti a girare nudi per l'eternità inseguendo un'insegna che corre velocissima e gira su se stessa, punti e feriti da vespe e mosconi. Il loro sangue, mescolato alle loro lacrime, viene succhiato da fastidiosi vermi. Gli ignavi sono quindi rimasti inerti nella vita per le loro scelte. Qui c’è la cosiddetta Legge del Contrappasso.

Dante definisce queste anime come quelle di peccatori "che mai non fur vivi". Il disprezzo del poeta verso questa categoria di peccatori è massimo e completo. Tanto accanimento si spiega, dal punto di vista teologico, perché la scelta fra Bene e Male deve obbligatoriamente essere fatta. Dal punto di vista sociale, inoltre, nel Medioevo lo schieramento politico e la vita attiva all'interno del Comune erano quasi sempre considerate tappe fondamentali ed inevitabili nella vita di un cittadino. Se l'uomo è un essere sociale, chi si sottrae ai suoi doveri verso la società non è degno, secondo la riflessione dantesca, di alcuna considerazione.

Dante cita anche misteriosamente, fra le schiere degli ignavi, l'anima di un personaggio che, in vita, "fece per viltade il gran rifiuto". Gran parte degli studiosi suoi contemporanei identifica questo personaggio con papa Celestino V (Pietro da Morrone), un eremita che ha raggiunto il Soglio Pontificio nel 1294, ma ritenendosi incapace di sostenere la carica di papa, rinunciò all'ufficio, consentendo quindi l'ascesa al potere di Bonifacio VIII, pontefice che Dante fermamente disprezzava. 

Tornando ad oggi inutile dire che il grande mare dell'umanità viaggia così in ignavia, navigando nella vita come nel web un po' di qua e un po' di là.

Gli ignavi oggi posso essere considerati gli indifferenti ma manche i bastian contrario che criticano a prescindere ogni cosa. Maurilio Ginex scrive che nei contesti sociali, politici e dunque storici sono ovviamente figli di tempi ed epoche diverse, con i propri connotati ideologici e culturali. Ma quella struttura interna del concetto di indifferenza è perfettamente reiterabile e applicabile allo stesso modo, anche se i tempi e le epoche cambiano. Su questa scia che vede, per l’appunto, la possibilità di affrontare l’indifferenza come un qualcosa di scisso dalle imposizioni culturali di un’epoca, si crea anche un rilevante collegamento con ciò che riguarda il tema della scelta. Quest’ultima rappresenta uno dei temi principali di ciò che è stata la corrente esistenzialista nel Novecento.
L’ignavia di Dante, che diventa l’indifferenza di Gramsci, oggi probabilmente diventa una riproduzione di un’angoscia esistenziale non consapevolizzata, che per ragioni fallaci diventa superficialità di fronte alle scelte. Una superficialità che alberga nelle nuove generazioni non perché ci si ritrova in uno stato di mancanza di volontà, poiché se fosse così ci sarebbe spazio per consapevolizzare il problema e fare un tentativo per prendere una posizione.

Se si consapevolizzasse questo aspetto che porta ad uno stato di degenerazione intellettuale dell’individuo, allora, probabilmente, si potrebbe avanzare contro ciò che oggi è diventata l’ignavia di Dante prima e l’indifferenza di Gramsci oggi. Bisogna dunque prediligere il dialogo con se stessi, per non sfociare in un’ alienante omologazione che ci porterebbe in ogni caso verso un orizzonte in cui scegliere per sé e sentirsi liberi nel farlo si tradurrebbe in un comportamento deviante.

Nella società moderna potrebbero essere considerati ignavi coloro che peccano di vigliaccheria ed egoismo, le persone che non prendono mai parte agli eventi, che tendono a seguire la maggioranza per non avere problemi, che non si schierano. Sono quelli che vivono senza far nulla di buono né di cattivo, che hanno paura di agire, di esprimere le proprie idee e che non prendono posizione per paura di essere giudicati. Che non hanno interessi. Che lasciano fare gli altri, non partecipando alle varie forme della vita collettiva. Quelli che preferiscono fare le cose di nascosto piuttosto che sotto oil sole per non prendere  posizione o prendersi le consequente. Quelli, tornando ad internet che preferiscono mandare messaggi piuttosto che chiamare o venire a citofonarvi sotto casa. Quelli che vivono sotto la bandiera del non farò il tuo nome ma capirai...

Quindi in conclusione si può essere ignavi anche in amore, in amicizia e sui social, in ambito lavorativo ma sopra tutto a livello intellettuale. Dante gli odiava ma alla fine lo possiamo essere un po' tutti quando non salutiamo tal persona per non far vedere che ci piace. Quando non seguiamo o mettiamo mi piace a tal dei tali ma la stalkeriamo. Cose così di ordinaria follia. Facciamo caso e nel nostro piccolo facciamo la differenza! Mettiamoci la faccia e prendiamo posizione!

Film completo

Anima (le pene degli ignavi) Carino ma peccato le parolacce gratuite e fuori luogo.

 



 

 

 

 

 

Colonna sonora

HEAVENENUM - Ignavia

 LA BALLATA DELL'IGNAVO- MARLENE KUNTZ

In un giorno di uggia e tè
Imbiancato dalle nuvole
Lei giunse con una lettera
"Tieni" disse, e gliela lasciò
Quando fu solo e fragile
Prese a leggere parole che
Provocarono palpiti
E confusa intensità
Ohh, rileggi una volta in più
Fino a farti impressionare
In quei fogli lilla ci sei tu
E ti vogliono toccare a fondo
Nel cuore di una sensibilità manchevole
Proverai a non più fingere?
Provaerai a non più perdere?
Proverai oltre il tuo limite? Proverai?
E lui smarrito e perso la ripiegò
Sul divano ristette un pò
Con la sua irrequietudine
Ripetendosi "Lo farò
Laverò quelle lacrime"
Poi rilesse da capo e
Sifermò... Ripartì... Cessò
E in un'eco di turbine
Relegò quelle suppliche
Ohh, rileggi una volta in più
Fino a farti impressionare
Ma l'ignavia, invincibile
Non lo fece replicare mai
E ora dicono che sta pagando
E sempre pagherà
Proverai a non più fingere?
Provaerai a non più perdere?
Proverai oltre il tuo limite? Proverai?
E lui smarrito e perso la ripiegò
Proverai a non più fingere?
Provaerai a non più perdere?
Proverai oltre il tuo limite? Proverai?
E lui smarrito e perso la ripiegò

 Poesia

 IL MIO INFERNO… IGNAVIA
                                        
Se parlassero
l’erba, le pietre le rondini…                              
dei silenzi scivolati in teche di cristallo,        
dei paraocchi in un passato sangue
e dell’odore di polvere da sparo                                              
per me solo scoppio di risa nel tiro al piattello!
Sentivo e non ascoltavo pianti di guerra
né grovigli di cravatte cannibali
strozzarsi a vicenda.

In bolle di ego, di sesso, di lazzi,
nel chiuso ovattato
vedevo solo i miei passi                                     
in un infinto spiazzo felice,                                                          
fasullo…
Avevo forse mangiato di quella radice
che non fa vedere oltre?            
… o era indifferenza
fiato bollente di un cinico diavolo
a fondere il chiavistello della mia catena?
In bilico, sul ciglio della mia pena
era sbocciata una rosa,
selvatica, nana,
accalappiava il mio senso al Divino Creato,
spandeva profumo di muschio, di bosco
e il mio “vivo”, più dibattuto,
bestia senz’anima,
scagliava il sasso più coraggioso
ancora, ancora una volta contro me stessa.
In questo piano capovolto di grida, di ombre, d’insetti
che avvolgono pazzi orridi zombie
corro il mio peccato
e la mia coscienza è tra questi
dietro un’insegna che non sa dove stare.

Fiammella oscillante tra dire e non dire
e vile sguardo calante,  
sono in eterno tormento,
non reggo più i miei alibi pigri,                                
ho fatto scivolare vuoto il mio tempo,
sotto chiave, a doppia mandata, il mio lusso inutile,
ora denudato…
ignavia che ancora guaisce, mi angoscia e mi assale
                      in questo supplizio nascosto. 

Audiolibro

 L'indeciso - Bini

 Sull'Ignavia - Una Riflessione

Citazioni ignavia

 L'anime triste di coloro / che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.
Dante Alighieri, Inferno, Divina Commedia, 1304/21

Fama di loro il mondo esser non lassa; / misericordia e giustizia li sdegna: / non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
Dante Alighieri, Inferno, Divina Commedia, 1304/21

La necessità muove anche gli ignavi ad operare.
Quinto Curzio Rufo, I sec.

Qualcuno non partecipa mai. Per loro, la vita accade.
Frank Herbert
È meglio per noi la morte in battaglia per amore di Dio, che non la vita nella vergogna e nell'ignavia.
Isacco di Ninive, Discorsi ascetici, I sec.

Esistono due peccati capitali, nell'uomo, dai quali derivano tutti gli altri: impazienza e ignavia. È l'impazienza che li ha fatti cacciare dal paradiso, è per colpa dell'ignavia che non ci tornano. Ma forse non esiste che un unico peccato capitale: l'impazienza. È a causa dell'impazienza che sono stati cacciati, a causa dell'impazienza che non ci tornano.
Franz Kafka, Quaderni in ottavo, 1916/18

Il fato che ci opprime è l'ignavia del nostro spirito.
Novalis 

Nessuno nella storia ha mai costruito alcunché di importante cedendo alla pigrizia, all'ignavia, od all'attesa passiva.
Yamada Takumi, Aforismario anticrisi, 2012

La fatalità è la scusa che l'ignavia della non azione accampa a sua improbabile discolpa.
Marino Tarizzo, Aforismi, 2008

Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignavia è madre della fame.
Tobia, Antico Testamento, III sec. a.e.c.

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